Morta, dopo dieci giorni di coma, Anna Bellisario. A margine dell’inchiesta sono chiare le cause della sua morte e le responsabilità legate a quel tiramisù vegano.
E’ servito circa un anno alla procura per stabilire le cause della morte ed attribuire le responsabilità. L’unica “colpa” di Anna aver consumato quella fetta di tiramisù vegano.
Il 26 gennaio dell’anno scorso la giovane 20enne, in compagnia del fidanzato, consumava una cena in un fast food del centro e per concludere la serata avevano scelto un dolce.
Le indagini confermano la morte per il tiramisù vegano
Una studentessa di venti anni, iscritta allo Ied. Studiava Design della comunicazione nell’Istituto europeo di design a Milano. Una ragazza semplice, riservata che di se parlava pochissimo. La ricorda così chi l’ha conosciuta.
Pochissime le foto sui social proprio per quanto fosse riservata e per quella sua timidezza. Il 26 gennaio del 2023 Anna si trovava con il suo fidanzato in un fast food al centro di Milano. Una cena con chi doveva e poteva essere l’amore della sua vita a corso Garibaldi in un posto tranquillo.
Tutto fila liscio fino alla fine della cena quando i due decidono di mangiare un dolce. Per Anna si tratta di un vasetto di tiramisù di quelli vegani. Bastano pochi bocconi, però, per far capire che qualcosa stava andando male. Anna accusa un malore e corre in bagno per provare a vomitare. Subito, però, la perdita di conoscieza e la corsa al San Raffaele.
La ragazza va in coma e vi rimane tra lo strazio generale per dieci giorni. Nella notte tra il 5 ed il 6 febbraio, purtroppo, Anna viene a mancare. Tutti puntano il dito a quel tiramisù vegano e la Procura apre una inchiesta.
Oggi, dopo circa un anno, si fa chiarezza sull’accaduto e si individuano le prime responsabilità. Al centro dell’inchiesta la ditta produttrice del dolce incriminato. La Glg, una ditta milanese, finisce nell’occhio del ciclone.
Anna sarebbe, infatti, morta per incuria. La donna vittima di uno choc anafilattico provocato proprio dal tiramisù che riportava l’etichetta 100% vegano e che, invece, dalle indagini condotte risulterebbe non esserlo affatto.
Le responabilità dei produttori ed i primi provvedimenti
Per i titolari della azienda, scattano i primi provvedimenti, si tratta di interdizione dall’attività imprenditoriale per un anno. Ad essere raggiunti dal provvedimento sia il legale rappresentante della ditta, Giuseppe Loiero, che la mamma Giovanna Anoia responsabile della produzione.
Nella produzione dei docli molta incuria e, soprattutto, incompetenza ed approssimazione. Si confondeva l’uso di “preparati di origine animale”, come il mascarpone, e di “ingredienti di origine vegetale”. Prodotti vegani e non vegani venivano preparati nello stesso ambiente, con gli stessi utensili, spesso in contemporanea sullo steso tavolo.
Anna Bellisario, conviveva con una fortissima allergia ai latticini, è morta proprio per questa incuria. Per aver mangiato un tiramisù vegano con l’etichettà vegano al 100% che alla realtùà dei fatti è risultato essere tutt’altro.
Per i titolari della ditta l’accusa è quella di omicidio colposo. Ci sono le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio, in collaborazione con Ats e con il Nas dei carabinieri. Ci sono anche le intercettazioni che inchiodano i produttori del dolce che in maniera incosciente senza nessuna resipiscenza, senza alcun ravvedimento a seguito del proprio errore hanno continuato a lavorare in maniera inadeguata.
Anche il personale alla fine delle indagini è risultato essere senza nessuna formazione (se non addirittura una falsa formazione creata postumi dal titolare). Anna che, spesso, mangiava da sola proprio per non andare incontro a problemi ingerendo per sbaglio cibi contaminati da latticini è, purtroppo, deceduta per l’incuria di persone senza scrupoli.