Il passato torna a parlarci e lo fa anche quando meno ce lo aspettiamo. Dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., i papiri di Ercolano tornano a far parlare di sé.
Fino a qualche tempo fa era considerato impossibile decifrarli, unicamente perché anche il solo toccarli, poteva comprometterne la loro conservazione.
Si tratta di 800 papiri vesuviani che alcuni ricercatori sono riusciti a decifrare. Come? Vediamo insieme.
Quando la tecnologia entra in aiuto della storia e della ricerca, e diventa “qualcosa” di cui farne buon uso. Questo è quello che è successo su quelli che sembravano essere dei reperti archeologici destinati a rimanere lì, chiusi nel tempo, e che nessuno mai avrebbe potuto toccare. Stiamo parlando dei Papiri di Ercolano, venuti alla luce secoli e secoli dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Nessuno mai avrebbe pensato che si sarebbe riusciti anche sono ad aprirli, viste le precarie condizioni nelle quali si trovavano. Bruciati, poco leggibili, e soggetti a rottura e deterioramento non appena venivano toccati. La scienza, quanto anche la ricerca storico – archeologica, però, non si sono fermate davanti a quella che sembrava un muro insormontabile.
E si è andati avanti: la tenacia ha portato alcuni ricercatori a iniziare a capire cosa ci fosse scritto su questi papiri, apparentemente illeggibili, grazie all’intelligenza artificiale. Possibile? Vi spieghiamo come. È stato un sistema di apprendimento automatico e la collaborazione di alcuni esperti internazionali, tre dei quali riceveranno, per il loro contributo alla ricerca e alla decifrazione, ben 700mila dollari.
Stiamo parlando della “Vesuvius Challange”, che è stata avviata nel marzo 2023, quando il professore di scienze informatiche dell’Università del Kentucky (nonché componente dell’EduceLab Brent Seales) ha collaborato con gli imprenditori Nat Friedman e Daniel Gross per lanciare proprio questa challenge.
Sono stati 3 ricercatori a riuscire a decifrare 15 colonne di testo da 140 caratteri ciascuno, per un totale di oltre 2.000 caratteri: Youssef Nader, Luke Farritor e Julian Schilliger sono i loro nomi. Le loro traduzioni sono state attentamente analizzate da un team di esperti: “Il nostro gruppo di eminenti papirologi ha lavorato giorno e notte per esaminare le 15 colonne di testo delle candidature anonime, mentre il gruppo di tecnici ha riprodotto e valutato il codice e i metodi inviati” – riferiscono gli organizzatori.
Sembravano papiri impossibili da decifrare, quanto anche solo da aprire, viste le loro precarie condizioni. Ma non ci si è persi d’animo: sono stati scansionati alcuni di questi papiri dall’Institut de France presso l’acceleratore di particelle di Oxford: “Considerato che ci sono 800 papiri che devono essere letti […] Chiaramente non è pratico. Inoltre, ci sono parti dei papiri che sono compressi, le attuali tecniche non ci permettono di srotolarli” – spiegano.
La storia continua a parlarci, anche dopo tanti e tanti secoli.