Dal 5 settembre 1984 chi vuole può “sfogliare la propria televisione”, semplicemente usando il telecomando di casa.
Quel giorno del lontano ’84, infatti, nacque ufficialmente il Televideo, uno strano ibrido tra una televisione e un giornale, quasi una televisione scritta.
L’antenato del Web
A ben vedere, in parte almeno, il Televideo è stato un antenato del World Wide Web, la rete globale cui accediamo dal nostro schermo preferito, che sia smartphone o computer: gratuito, aggiornato più o meno in tempo reale, consultabile in pochi istanti, a suo modo era appunto un’anteprima di quello che sarebbero poi state le pagine web. Certo ci volle un decennio per farlo crescere nelle consultazioni, ma la sua notevole rilevanza e popolarità si protrasse fino ad oltre gli anni Duemila.
E nonostante l’avvento della Rete, il Televideo esiste ancora: attualmente ai suoi contenuti lavora una squadra di una ventina di persone, alcune delle quali non erano neanche nate quando il Televideo fece la sua prima comparsa. La metà della redazione si occupa di contenuti giornalistici: vengono pubblicate migliaia di pagine al giorno (molte compilate in automatico), con notizie che spaziano dalla politica estera, interna, allo sport internazionale, con tutto il contorno possibile.
Lettori nottambuli
Il numero complessivo dei lettori è di difficile stima: si calcola che la maggior parte degli accessi al servizio avvengano però di notte, quando i telespettatori per lo più dormono beati: ecco perché si stima che il pubblico del Televideo sia composto in maniera preponderante da soggetti anziani, che di notte non riescono a ben riposare, le cui ore di sonno diminuiscono drasticamente.
Attualmente esiste anche una versione online del Televideo, anche se la sua storia affonda negli anni ’70: la tecnologia da cui si è poi sviluppato il servizio è stata commercializzata nel Regno Unito, prendendo il nome di Teletext. Questo era un sistema non interattivo che permetteva una comunicazione uno-a-molti e che, in pochissime parole, sfruttava certi spazi all’interno dei segnali televisivi, per inserirci stringhe di testo.
Arriva Mamma RAI
Negli anni successivi il Teletext sbarcò in Germania Ovest e in Francia: dopo alcuni anni di sperimentazioni presso il Centro Ricerche Rai di Torino, la Rai finalmente ottenne le necessarie autorizzazioni per lavorare a un modello basato sullo standard comunicativo basato sulle stringhe testuali.
Fu ovviamente chiamato Televideo (e non, come sarebbe stato più logico, Teletesto). Il Televideo, così come diversi altri media (definiti “convergenti”), fu fin da subito due cose in una: un sistema di telecomunicazione, ma anche una tecnologia vera e propria. Abbinava più media, come la musica in sottofondo e fu creata (come detto) una redazione giornalistica apposita ed autonoma rispetto agli altri canali RAI.
Il Radiocorriere, la rivista settimanale della nostra emittente di Stato, parlò del Televideo come di una innovativa “tv da sfogliare”, qualcosa di “ davvero futuristico”: col senno di poi, tutto ciò ci fa sorridere, abituati come siamo alla potenza dei nostri devices. Eppure è stato il primo passo verso una comunicazione davvero in tempo reale.