A poco più di due settimane dal voto per le europee a catalizzare la discussione politica e ad attirare l’attenzione dei media c’è il redditometro. Lo strumento con il quale mediante il controllo delle spese dei contribuenti si cercherà di stanare gli evasori fiscali.
La misura, ovviamente, divide la maggioranza, proprio perché a qualche giorno dal voto dell’8 e 9 giugno per il nuovo Parlamento Europeo, risulta molto impopolare. Per i contribuenti italiani, infatti, saranno molte le spese che finiranno sotto la lente di ingrandimento, alcune davvero quotidiane che fanno storcere il naso a non poche persone.
C’è il redditometro a scuotere i sonni tranquilli degli italiani
Il redditometro, del resto, è uno strumento non nuovo ai cittadini italiani, introdotto per la prima volta dal Governo Berlusconi nel 2010 fu rivisto e modificato dal governo Renzi, per poi essere previsto nel governo gialloverde quello che vide Lega e cinque stelle a formare l’esecutivo. La misura prevista, oggi, dal vice Ministro Maurizio Leo, però, sembra molto più asfissiante nei confronti dei contribuenti. Saranno tantissime, infatti, le spese a finire sotto la lente di ingrandimento.
Con il redditometro si cercherà, ad ogni modo, di stanare i furbetti, gli evasori fiscali, confrontando la propria capacità di spesa con le effettive entrate si potrà stabilire se il cittadino sta pagando effettivamente le tasse dovute o sta coprendo le proprie entrate con magari manovre in nero.
Resta di fatto che l’introduzione del redditometro divide la maggioranza e allarma la maggior parte dei cittadini. Evasori o meno, infatti, avere qualsiasi tipo di spesa sottoposta a controllo non è di certo una cosa che fa piacere. Con questa misura saranno soggetti a controlli a verifiche ed incorci, i medicinali, le visite, le bollette. Sotto la lente di ingrandimento anche le spese telefoniche e perfino piante e fiori.
C’è di tutto, insomma, tra le voci che l’amministrazione potrà utilizzare per tentare di verificare il vero reddito dei contribuenti. Si tratta, poi, di una misura retroattiva, infatti, questi controlli incrociati partiranno dagli anni precedenti a essere presi in esame dovrebbero essere i redditi dal 2018 ad oggi.
Una misura impopolare e le polemiche sul conflitto di interesse
Il vice ministro dal canto suo spiega come: “Non c’è nessun ritorno al vecchio redditometro. Il decreto ministeriale pubblicato in questi giorni in Gazzetta mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell’amministrazione finanziaria di attuare l’accertamento sintetico”.
Le polemiche, intanto, non riguardano solo l’introduzione del redditometro ma anche del conflitto di interesse che riguarderebbe proprio il vice ministro Maurizio Leo. Mentre scrive la nuova riforma fiscale, infatti, il politico ha già scritto un libro e lo sta distribuendo con il quale spiega agli addetti ai lavori proprio la riforma fiscale. Come sempre, insomma, non si sprecano le polemiche, staremo a vedere cosa accadrà nei prossimi giorni.